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DIARIO DI UNA RAGAZZA DEL SUD    Lina Piccione- Miriam Ballerini

© 2015 Serel International

ISBN 978-88-89401-24-8

Pag. 125  € 12,00

Ho avuto la buona sorte di avere tra i compagni utili e intelligenti di questa calda estate il nuovo libro di Miriam Ballerini, “Diario di una ragazza del Sud”, un agile volume che mi ha guidato in un viaggio nella sofferenza e nella costrizione di una figlia prigioniera di un padre padrone, una crescita vissuta tuttavia con una capacità di umanità e comprensione che conforta e fa meditare su come certi drammi possano avvenire sotto gli occhi di una società cieca e complice.

La protagonista, dal nome di fantasia Maria Sole, nome inventato ma la storia è vera, in sintonia con la vocazione sempre più documentaristica e giornalistica che romanziera dell'autrice, soffre le scudisciate che riceve nella propria carne prima di bambina e poi di giovane donna, eppure continua a guardare avanti, spaventata, sottomessa, ma sempre innamorata della vita.

Con abilità Miriam racconta e costruisce due storie parallele di cui Maria Sole è sempre la protagonista: una protagonista che non subisce passivamente gli eventi come si potrebbe frettolosamente giudicare, ma che si aggrappa con un’energia commovente a ogni frammento di gioia che la sua esistenza le offre non solo per sopravvivere ma per crescere e maturare. Battaglie perse e umiliazioni, ma non sarà mai vinta. Malgrado tutto e tutti. 

Maria Sole, ormai anziana, racconta il proprio passato senza mai giudicarlo e senza giudicarsi. Non condanna e non assolve, ha nell’animo piaghe che non si rimangeranno mai e che le fanno affrontare una nuova lotta perché la sua storia non si ripeta.

La forza del racconto è nello scorrere armonioso della doppia storia, nel raccontare senza ripetizioni, senza moralismi, senza pause e senza compiacimenti, una vicenda che avvince dalle prime pagine e, alla fine, lascia il lettore convinto e migliore. Soprattutto, e di questi tempi è una vera rarità, soddisfatto per avere letto un bel libro.

© Marco Salvario

Mirian Ballerini ha la grande dote, coltivata e fatta crescere libro dopo libro, dal suo primo (2002) “Il giardino dei maggiolini” all’ultimo (2017) “Come impronte nella neve”, di riuscire ad essere una scrittrice impegnata, attenta ai problemi sociali, e al tempo stesso una narratrice che coinvolge e appassiona.

La lettura di “Come impronte nella neve” è un’emozione continua e senza pause: poche volte ho avuto la fortuna di imbattermi in un volume così abilmente pensato e costruito, dove ogni pagina e ogni episodio sono momenti importanti, arricchiti di conoscenze e sensazioni vere e profonde. Non dimentichiamo che l’autrice, prima di scrivere il romanzo “Fiori di serra”,  ambientato nel carcere di Como, ha chiesto e ottenuto di provare l’esperienza di essere rinchiusa in una cella; questo bisogno di autenticità, di provare per comunicare verità, fa sì che quando l’autrice esprime pensieri, turbamenti, comunichi qualcosa che lei ha sperimentato e conosciuto, prima di metterlo su carta. Quando parla di prendere tra le mani un serpente e accarezzarlo, siate sicuri che  esprime sensazioni che lei ha provato di persona.

Leggendo, saranno le nostre paure,  il nostro cuore più o meno generoso o indurito, la nostra capacità o incapacità di aprirci al prossimo, a farci condividere o meno la vita di Zeljka, la protagonista del libro. Inevitabilmente incontreremo personaggi che ci saranno simpatici o sgradevoli, però, nessuno di loro uscirà completamente vincitore o sconfitto. Nessuno viene condannato, quali siano le sue colpe, meschinità, i suoi limiti, perché “Come impronte nella neve”, racconta la vita di persone che sono vere a 360 gradi, non epopee di eroi, non delitti e castighi. Una storia che potrebbe in certi passi diventare tragedia, pagina di cronaca, ma che resta vita vera con i suoi momenti belli e i suoi dolori, quando invece che aiutarci o sopportarci, spesso ci facciamo del male l’un l’altro.

Se ci sono lettori che, come me, sovente si fanno prendere dalla frenesia di arrivare alla fine di un libro e saltano pagine, più per potere passare a una nuova lettura che per la curiosità di sapere come va a finire, sappiate che questo non succederà con il libro dei Miriam Ballerini, perché ogni momento ha tensione, importanza, una profonda dignità.

(c) Marco Salvario - scrittore

 

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